NUOVE sostanze.

L'INFORMATICA E IL RINNOVAMENTO DELL'ARCHITETTURA

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"Se lo zoning era stato il modo per pianificare la città industriale attraverso la divisione in zone tra loro omogenee e distinte che simulava il concetto tayloristico di produzione industriale, la plurifunzionalità e l'integrazione è diventata la necessità della città dell'informazione e delle sue nuove aree anti-zoning. L'informatica oltre a creare queste opportunità ne consente anche la realizzazione. Sistemi interattivi di illuminazione, informazione, di suono, di controllo che rendano i nuovi brani di città attivi, vivaci, partecipi, ricchi di eventi.

La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty o neanche quella dei maestri dell'organicismo. È diventata molto più complessa, molto più cattiva, molto più "nascosta", come diceva già Eraclito, ed è sondata anche dagli architetti con occhio anti romantico attraverso i formalismi nuovi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita e materia). Insomma la categoria della complessità. Nascono in questo contesto le figure dei flussi, dell'onda, dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la Fluidità diventa parola chiave. "

"Panta rei"
Eraclito VI sec. a.C.

[ 91 Diels-Kranz ]

"Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie,"

"Lógos"
Eraclito VI sec. a.C.
e e va.

[21 Diels-Kranz ]

"Morte è quanto vediamo stando svegli, sonno quanto vediamo dormendo."

[123 Diels-Kranz ]

"La natura delle cose ama celarsi."

 

I cosiddetti "terrain vagues" sono quegli spazi che conferiscono ai grandi agglomerati metropolitani nuove prospettive da cui osservarli, sono degli scorci all'interno delle stratificazioni pregresse della città, spazi residuali della "grande storia" dei luoghi...pensiamo ai cunei verdi o ai manufatti di archeologia industriale che spesso sono simboli delle identità morfologico - storiche delle città. Perchè non sfruttare le strutture dismesse esistenti come supporti della nuova identità, delle "nuove sostanze", fondendo il recupero e la valorizzazione di luoghi con lo stimolo a cogliere la vitalità delle città contempoanee? Perchè non trasformare il Gasometro di Roma in un maxi schermo cilindrico slanciato verso il cielo su cui proiettare immagini della città, cercando di sovrapporre l'istante mutevole della realtà contemporanea alla grande storia del luogo?In questo modo si potrebbero trasformare i "non luoghi" conservando, però, la loro essenza di spazi liberi: con la sovrapposizioni di immagini queste "brown areas" potrebbero essere i pesi di bilanciamento nell'equilibrio dei vuoti-pieni, per fare in modo che la sovrabbondanza e la saturazione non rendano invisibili i mondi che ci circondano. L'architettura si rende infinitamente flessibile, è in continua evoluzione, strato su strato,al fine di stimolare diverse sensazioni percettive legate al passato,al presente, ma soprattutto, al divenire della città. Si ha così un recupero del corpo nello spazio urbano e anche la possibilità di creare corrispondenze e richiami casuali, soggettivi, personali. "...Il momento comunicativo...può essere una narrazione che pervade l'essenza stessa dell'edificio e che si connatura intimamente nelle sue fibre...". Questo concetto può valere sia per edifici realizzati ex-novo, sia per ill recupero di "frammenti" esistenti di città e potrebbe vedere la realizzazione di una contemporanea "opera d'arte totale" di sapore wagneriano proprio con la fusione fluida e flessibile di tutte le arti, incluse le nuove forme interattive e digitali. Si tratta di impadronirsi di una logica comunicativa e ludica che è ancora troppo legata al mondo del buisness e dell'economia. nell'intento di creare degli oggetti architettonici radicati nei luoghi ma mutevoli perchè legati alla caratteristica di continua evoluzione propria dell'ambiente.

"[..]Nella mia progettazione c'è un elemento antico, di osservazione del cambiamento e dunque di instabilità percettiva ma il dato più forte è quello della realtà odierna, dove la velocità delle comunicazioni non ha paragone con il passato. Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla storica immutabilità alla quale l'architettura legava la sua identità. Questa immutabilità era lo specchio di una società ferma, mentre oggi noi sappiamo che la società si muove molto velocemente. L'architettura deve rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E la sua nuova scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la progetta"
Toyo Ito, 27 Ottobre 2001>>